Frate Rufino (accoglienza)

Capitolo XII: Tu, seguimi. L'impegno

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Cristo ci invita a seguirlo : « Tu, seguimi » dice a ciascuno e a ciascuna di noi. Questo invito pressante suscita una domanda : perché il Verbo si è fatto carne ? Rispondendo a questa domanda, scopriremo la ragione di questo invito pressante : Tu, seguimi.

Per aiutarci nel nostro discernimento verso la Professione, rileggeremo in seguito con profitto la lettera che San Francesco rivolge a tutti i fedeli di tutti i tempi. Vera piccola enciclica, questa offre una sintesi della teologia di San Francesco di Assisi e della sua dinamica di conversione.  

Infine, dopo aver scoperto gli ultimi articoli della nostra Regola che trattano della vita in fraternità, approfondiremo insieme la Professione alla quale tu aspiri, rispondendo a numerose domande ed in particolare a : Che cosa è la Professione  (o Promessa di vita evangelica ) ? Cosa si professa ? Come si professa ?

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TU, SEGUIMI

Il Signore tuo Dio susciterà un profeta

Trovamo nell’Antico Testamento (più precisamente nel libro del Deuteronomio) qualche cosa di particolare, di unico. Mosé annuncia ad Israele che  il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta pari a me ; a lui darete ascolto (Dt 18 15). All’inizio potremmo pensare che Mosé stia istituendo il profetismo in Israele. Tuttavia, « la conclusione del libro del Deuteronomio torna ancora una volta  sulla  promessa imprimendole una svolta sorprendente, che va molto oltre l’istituzione del profetismo e in questo modo dà anche il vero senso alla figura del profeta. Vi si dice:  Non è più sorto in Israele un profeta come Mosè - lui con il quale il Signore parlava faccia a faccia -  (Dt 34 10). Su questa conclusione del quinto Libro di Mosé aleggia una singolare malinconia : la promessa di « un profeta pari a me » non si è ancora adempiuta. E allora diventa chiaro che quelle parole non erano riferite semplicemente all’istituzione della casta dei profeti che, del resto, già esisteva, ma a un’altra cosa, di portata molto superiore: erano l’annuncio di un nuovo Mosé ». […] « La vera caratteristica di questo profeta sarà che parlerà con Dio -faccia a faccia-,  come un amico tratta con l’amico. Il suo tratto distintivo sarà l’accesso immediato a  Dio, cosi’ da poter comunicare la volontà e la Parola di Dio di prima mano, senza falsificarle. Ed è questo che salva, che Israele e l’umanità stanno aspettando.

A questo punto, pero’, dobbiamo richiamare alla memoria un’altra storia singolare sul rapporto di Mosé con Dio, narrata nel Libro dell’Esodo. Vi si racconta della preghiera che Mosé rivolge a Dio : «Mostrami la tua Gloria!» (Ex 33 18). La preghiera non viene accolta : tu non potrai vedere il mio volto (Ex 33 20). A Mosé viene indicato un luogo nelle vicinanze di Dio, nella cavità di una rupe, dove Dio passerà con la sua gloria. Mentre passa, Dio lo copre con la sua stessa mano, che solo alla fine ritrae: - Vedrai le mie spalle, ma il mio volto non lo si può vedere- (Ex 33 23). […]L’accesso immediato di Mosé a Dio ha dei suoi limiti. Egli non vede il volto di Dio anche se gli è permesso di immergersi nella nube della sua vicinanza e parlare con Lui come con un amico. La promessa di un -profeta pari a me- contiene dunque un’aspettativa inespressa ancora più grande : all’ultimo profeta, al nuovo Mosé, sarà concesso in dono quello che è negato al primo -  vedere realmente e immediatamente il volto di Dio e potere cosi’ parlare in base alla piena visione di Dio e non soltanto dopo averne visto le spalle. A questo fatto è di per sé collegata l’aspettativa che il nuovo Mosé diventerà il mediatore di un’Alleanza superiore a quella che Mosé poteva portare dal Sinai. 

In questo contesto va letta la fine del Prologo del Vangelo di Giovanni : Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato. (Jn 1 18). In Gesù si è compiuta la promessa del nuovo profeta. In Lui si è ora realizzato pienamente quanto in Mosé era solo imperfetto : Egli vive al cospetto di Dio, non solo come amico ma come figlio ; vive in profonda unità con il Padre. […]

Chi vede Gesù vede il Padre (Jn 14 9). Il discepolo che cammina con Gesù viene in questo modo coinvolto insieme con Lui nella comunione con Dio. Ed è questo che davvero salva : il trascendere i limiti dell’essere uomo – un passo che, in lui, per la sua somiglianza con Dio è già predisposto, come attesa e possibilità, fin dalla creazione ». * Le righe dell’insieme di questo paragrafo sono estratte da Flammarion 2007, Gesù di Nazareth, Joseph Ratzinger Benedetto XVI, introduzione (estratti), pp. da 21 a 28.

Perché il Verbo si è fatto carne ?

Il catechismo della Chiesa cattolica * Da cui sono tratte molte frasi di questo paragrafo una parte – CEC da 456 a 460. ci insegna i quattro motivi dell’Incarnazione del Verbo.

Il Verbo si è fatto carne perché diventassimo « partecipi della natura divina » (2 Pt 1, 4) : - « Infatti, questo è il motivo per cui il Verbo si è fatto uomo, e il Figlio di Dio, Figlio dell’Uomo : perché l’uomo, entrando in comunione con il verbo e ricevendo cosi’ la filiazione divina, diventasse figlio di Dio * Sant’Ireneo di Lione, Adversus haereses. 3, 19, 1. ». E, secondo alcune formulazioni che potrebbero apparire audaci, mentre affermano semplicemente l’insondabile Amore di Dio per noi : il Verbo si è fatto carne, « infatti il Figlio di Dio si è fatto uomo per farci Dio * Sant’Atanasio di Alessandria, De Incarnatione, 54, 3 : PG 25, 192 B. ». E San Tommaso da Aquino aggiunge : « L’Unigenito Figlio di Dio, volendo che noi fossimo partecipi della sua divinità, assunse la nostra natura, affinché, fatto uomo, facesse gli uomini dei * San Tommaso d’Aquino, Opusculum 57 in festo Corporis Christi, 1.. »

Secondo la teologia francescana, l’Incarnazione del Figlio di Dio avrebbe comunque avuto luogo, anche se l’uomo non avesse conosciuto la caduta a causa del peccato. E’ vero che la prima ragione dell’Incarnazione appena citata basta a se stessa. Se noi citiamo qui la teologia francescana (che è stata oggetto di un grande dibattito), non è per discuterne, ma semplicemente per sottolineare con insistenzza questa realtà : il fatto di renderci partecipi della sua natura divina, fa parte del progetto di Dio. Questa è una realtà che ci invita ad interrogarci, alla maniera di Francesco d’Assisi, sull’Amore insondabile che Dio ha per noi. « Chi sei Tu ? E chi sono io ? », si chiedeva Francesco. 

Purtroppo, esiste  « qualche cosa » che fa ostacolo a questa partecipazione alla natura divina. Questa « cosa » è il peccato, ed il salario del peccato è la morte. La morte corporale è un autentico dramma umano, ma ancora più grave è la morte della vita divina in noi. Ora, la caduta dell’uomo non modifica il progetto divino della sua creatura creata a sua immagine. Cosi’, il verbo si è fatto carne per salvarci riconciliandoci con Dio :  E’ Dio che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati (1 Jn 4 14). « Il Padre ha mandato il suo Figlio come Salvatore del mondo » (1 Gv 4, 14). « Egli è apparso per togliere i peccati » (1 Gv 3,5) : « La nostra natura, malata, richiedeva d’essere guarita ; decaduta, d’essere risollevata ; morta, di essere resuscitata. Avevamo perduto il possesso del bene ; era necessario che ci fosse restituito. Immersi nelle tenebre, occorreva che ci fosse portata la luce ; perduti, attendevamo un salvatore ; prigionieri, un soccorritore ; schiavi, un liberatore. Tutte queste ragioni erano prive di importanza ? Non erano tali da commuovere Dio si’ da farlo discendere fino alla nostra natura umana per visitarla, poiché l’umanità si trovava in una condizione tanto miserabile ed infelice ? * San Gregorio di Nizza, Oratio catechetica, 15: PG 45, 48B. »

Il Verbo si è fatto carne perché noi cosi’ conoscessimo l’amore di Dio: « In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi : Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo perché noi avessimo la vita per lui » (1 Jn 4, 10). « Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna » (Jn 3 16).

Il Verbo si è fatto carne per essere nostro modello di santità : « Prendete il mio giogo su di voi ed imparate da me… » (Mt 11 29). « Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me » (Jn 14 6). - Ed il Padre, sulla montagna della Trasfigurazione ordina : « Ascoltatelo » (Mc 9 7). Egli è, infatti, il modello delle beatitudini e la norma della nuova Legge : « Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati » (Jn 15 12). Questo amore implica l’offerta effettiva di se stessi per seguirlo : « E chiamata la folla insieme coi suoi discepoli, disse loro : - Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. -  » (Mc 8 34).

Tu, seguimi

Nel Vangelo, troviamo più volte questo invito pressante del Signore : seguimi.  Oltre all’invito stesso, vogliamo sottolineare la sua posizione nel libro dei Vangeli.  

La prima volta in cui sentiamo il Verbo che si rivolge a noi nei Vangeli secondo San Matteo, San Marco e San Giovanni, questi ci invita a due azioni :

  1. Cambiare il nostro cuore :  Ravvedetevi, perché il Regno dei Cieli è vicino (Mt 4 17) ; Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino ; ravvedetevi e credete al Vangelo (Mc 1 15) ;
  2. E seguirlo : Venite dietro a me (Mt 4 18 ; Mc 1 17) ; Chi cercate ? … Venite e vedrete (Jn 1 38-39) * Solo San Luca sembra fare eccezione al primato di questo doppio invito. Diciamo “sembra”, perché la prima parola che Gesù rivolge all’uomo nel Vangelo secondo San Luca è per dire : « Perché mi cercavate ? Non sapevate che io mi devo occupare di quanto riguarda mio Padre ?  (Lc 2 49). In effetti, quando Cristo ci invita a seguirlo, si occupa pienamente degli affari di suo Padre.  .

In tal modo, la risposta dell’uomo alla chiamata di Cristo che lo invita a seguirlo richiede innanzitutto una conversione del cuore dell’uomo. Viene richiesto un cambiamento radicale, senza mezze misure. In breve, un cuore che puo’ essere di pietra, deve trasformarsi in un cuore di carne, ossia in un cuore che rinuncia al male e fa il bene. Solamente a questo prezzo possiamo seguire Cristo. Questo cambiamento radicale del cuore deve essere ripreso ogni giorno, a causa della fragilità umana. Ma se il cuore è presente, e con la grazia del Signore, allora l’uomo puo’ mettere i suoi passi in quelli di Cristo e seguirlo con gioia, perché il suo giogo è dolce ed il suo carico leggero  (Mt 11 30).

Ma seguirlo per andare dove ?

Cristo è sceso dal Cielo per poterci accogliere li’ con lui. Cristo, dono dell’amore del Padre, è la via che conduce al Padre (art. 4 della nostra regola). Fin da quando comincia la sua missione sulla terra, Gesù Cristo ci dice : seguitemi. Questa chiamata, all’inizio dei Vangeli, significa che Egli ci invita a realizzare, allo stesso modo, tutte le opere che Egli compirà e che saranno trascritte nei Vangeli, ed in particolare : annunciare che il Regno di Cieli è vicino, guarire gli ammalati (nel corpo e nell’anima), resuscitare i morti (nell’anima), purificare i lebbrosi (nel corpo e nell’anima), scacciare i demoni (dalle anime), donare gratuitamente (ai corpi e alle anime), …

Ora, subito prima dell’Ascensione, sulle rive del lago di Tiberiade, Cristo appare ai suoi discepoli, che in quel momento rappresentano la Chiesa. E, come all’inizio della sua missione sulla terra, Gesù insiste sulle disposizioni del cuore : Pietro, mi ami tu ? gli chiede per tre volte. E, dopo essersi fatto confermare la disposizione del cuore, del povero cuore di Pietro che si trova contristato dalla triplice domanda che gli ricorda il suo triplice rinnegamento, l’ultima parola di Cristo che udiamo nel Vangelo è la seguente : Tu, seguimi (Jn 21 22).

In realtà, non ci dobbiamo stupire del fatto che tutto il contenuto del Vangelo sia come inquadrato da questa disposizione del cuore e da questo stesso invito. Dio ci ama. Ha sete delle nostre anime (Jn 19 28) e ci dice : seguitemi. E, più particolarmente, ha sete della mia anima e mi dice : Mi ami tu ? e : Tu, seguimi, perché queste parole non sono rivolte soltanto a Pietro. Sono rivolte a tutti gli uomini. Si, oggi stesso, in questo momento della mia esistenza umana, il Figlio mi invita a seguirlo : Tu, seguimi.

Essere un tuttuno con Dio Trinità

Tu seguimi : due parole semplicissime (quattro sillabe in totale) che, tuttavia, contengono il progetto divino su tutto il mio essere.  Quando, sul monte Horeb, Mosé interroga il Signore per sapere quale nome dovrà dare ai figli di Israele riguardo Colui che lo invia, Dio gli risponde :  Cosi’ dirai ai figli di Israele : « Io sono » mi ha mandato a voi (Ex 3 14).

Quando Gesù Cristo si rivolge ai Giudei che si domandano chi sia, egli afferma la sua natura divina utilizzando per tre volte lo stesso nome divino :

  1. Se non credete che io sono, morrete nei vostri peccati (Jn 8 24) ;
  2. Quando avrete inalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che io sono e che niente faccio da me  (Jn 8 28) ;
  3. In verità, in verità vi dico : prima che Abramo fosse, io sono  (Jn 8 58).

E questo « Io sono », mi dice chiaro e tondo : Tu, seguimi !

Possiamo forse prenderci qui la libertà di proporre la seguente lettura di questo invito divino, lettura che consiste nell’abbandonare la punteggiatura e gli spazi, per fare un tuttuno con « Io sono » : Tuseguimi… ?

LETTERA A TUTTI I FEDELI (seconda redazione)

Noi abbiamo la gioia di disporre di un certo numero di lettere scritte (o dettate) da San Francesco da Assisi stesso. Alcune sono destinate ad una persona in particolare ; è il caso  delle lettere a frate Leone, a Sant’Antonio da Padova o ad un ministro. Altre sono destinate ad un insieme di persone : lettere a tutti i fedeli, a tutti i chierici, a tutto l’ordine, ai capi dei popoli, a tutti i custodi. Quando leggiamo queste lettere, constatiamo quanto potrebbero essere contemporanee a noi oggi. Scritte circa otto secoli fa, esse sono sempre attuali.  

Riporteremo qui, in extenso, la lettera a tutti i fedeli nella sua seconda redazione. Autentica piccola enciclica destinata a tutti i fedeli (religiosi, chierici o laici), essa offre una sintesi della teologia di Francesco e della sua dinamica di conversione. Al termine di questo percorso di noviziato, appare opportuno rifare una lettura di questo concentrato della spiritualità del Poverello. Questo contribuirà, senz’alcun dubbio, a completare il discernimento propedeutico alla Professione, Professione nel corso della quale il candidato promette di vivere il Vangelo prendendo per modello San Francesco di Assisi.

Indirizzo e scopo della lettera

Nel nome del Signore, Padre e Figlio e Spirito Santo. Amen.

A tutti i cristiani : religiosi, chierici e laici, maschi e femmine ; a tutti gli abitanti del mondo intero, il fratello Francesco, loro servo e suddito, offre omaggio e rispetto, a tutti augurando pace vera dal cielo e sincero amore nel Signore.

Siccome sono servo di tutti, è mio dovere essere a disposizione di tutti e comunicare le fragranti parole del Signore mio.  

Pero’ considerando fra me che, a causa della malattia e sfinimento del mio corpo, non sono in grado di accostare personalmente ciascuno, mi sono proposto d’indirizzarvi la presente lettera e messaggio, dove espongo la parola del Signore nostro Gesù Cristo, che è il Verbo del Padre, e le parole dello Spirito Santo, che sono spirito e vita.  

I. Il nostro Redentore

1. L'incarnazione.

Questo Verbo del Padre, cosi’ degno, cosi’ santo e glorioso, lo annunzio’ dal cielo l’Altissimo Padre per mezzo del suo santo angelo Gabriele : egli sarebbe venuto nel seno della santa e gloriosa vergine Maria, e nel ventre di lei prese effettivamente la nostra fragile carne umana. Lui, che era ricco incomparabilmente, volle scegliere a questo mondo, assieme alla beatissima Vergine sua madre, la povertà.

2. L'Eucarestia.

Nell’imminenza della passione, egli celebro’ la Pasqua con i suoi discepoli. Prese il pane e rese grazie, lo benedisse e lo spezzo’ dicendo : « Prendete e mangiate, questo è il mio corpo ». Poi, preso il calice, disse : « Questo è il mio sangue della nuova alleanza, che sarà sparso per voi e per i molti in remissione dei peccati ».  

3. L'offerta volontaria.

Indi, prego’ il Padre, dicendo : « Padre, se è possibile, passi da me questo calice ! » E il suo sudore divenne simile a gocce di sangue che scorrevano fino a terra. Tuttavia egli abbandono’ la sua volontà nella volontà del Padre, dicendo : « Padre, sia fatta la tua volontà ! non come voglio io, ma come vuoi tu ! ».  

4. La croce.

E la volontà del Padre fu che il Figlio suo benedetto e glorioso, ch’egli ci ha dato, ed è nato per noi, offrisse lui stesso il proprio sangue in sacrificio ed olocausto sull’altare della croce ; non a proprio vantaggio, poiché tutto è stato fatto per mezzo di lui, bensi’ per i nostri peccati, lasciando a noi l’esempio affinché seguiamo le sue orme. E vuole che tutti ci salviamo per mezzo di lui, e lo riceviamo in puro cuore e casto corpo. Pochi pero’ sono quelli che vogliono riceverlo ed essere salvati per mezzo di lui, sebbene il suo giogo sia dolce e leggero il suo peso. 

II. Le esigenze della vita cristiana

1. Amore e adorazione di Dio.

Quelli che non vogliono gustare quanto è soave il Signore e amano le tenebre anziché la luce, rifiutandosi di eseguire i comandamenti di Dio, sono maledetti. E’ di costoro che parla il Profeta : Maledetti quelli che deviano dai tuoi comandamenti.

Invece, come sono beati e benedetti quelli che amano Dio e praticano quanto prescrive nel Vangelo il Signore stesso : Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore e con tutta la mente, e il tuo prossimo come te stesso.  Amiamo Dio, dunque, e adoriamolo con puro cuore e mente pura ; è questo ch’egli cerca soprattutto allorché disse : « I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità ». Tutti invero quelli che lo adorano, è necessario lo facciano in spirito e verità. Eleviamo a lui lodi e orazioni giorno e notte, ripetendo : « Padre nostro, che sei nei cieli ! » giacché è indispensabile che noi preghiamo sempre, senza mai smettere.

2. Vita sacramentale e fraterna.

Abbiamo anche il dovere di confessare al sacerdote tutti i nostri peccati, e quello di ricevere da lui il corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo. Chi non mangia la sua carne e non beve il suo sangue, non puo’ entrare nel regno di Dio. Bisogna pero’ mangiare e bere degnamente, poiché chi li riceve indegnamente, mangia e beve la propria condanna, non discernendo il corpo del Signore, cioé non distinguendolo dagli altri cibi. Facciamo frutti degni di penitenza !

3. Amore del prossimo.

E amiamo il nostro prossimo come noi stessi. Chi poi non vuole amare gli altri come se stesso, almeno non faccia loro del male, ma faccia del bene.

Quelli che hanno ricevuto l’autorità di giudicare gli altri, la esercitino con misericordia, alla maniera che loro stessi vogliono ottenere misericordia dal Signore. Giudizio senza misericordia riceveranno quelli che non fecero misericordia.

4. Elemosina e digiuno.

Abbiamo dunque carità e umiltà ! e facciamo elemosine, che lavano l’anime dalle sporcizie dei peccati. Tutto cio’ che gli uomini devono lasciare in questo mondo, è perduto per sempre ; ma portano con sè la ricompensa della loro carità e le elemosine fatte, grazie alle quali avranno dal Signore premio e degna ricompensa. Dobbiamo altresi’ digiunare, astenerci da vizi e peccati e dall’esagerato mangiare e bere ; ed essere cattolici.  

5. Rispetto delle chiese e dei preti.

E’ ancora nostro dovere visitare di frequente le chiese, e circondare di rispetto e reverenza gli ecclesiastici, non tanto per quello che sono, ove siano peccatori, ma grazie al loro ufficio e perché amministrano il santissimo corpo e sangue di Cristo, che sacrificano sull’altare, ricevono loro stessi e distribuiscono agli altri. Siamo tutti fermamente convinti che nessuno si puo’ salvare, se non per il sangue del Signore nostro Gesù Cristo e mediante le divine parole che gli ecclesiastici dicono, annunziano e comunicano. E soltanto ad essi spetta esserne ministri, e non ad altri.  

6. Esigenze particolari dei religiosi.

In modo speciale i religiosi, che hanno rinunciato al mondo, sono tenuti a compiere di più e meglio, senza tuttavia tralasciare quanto siamo venuti ricordando.

Noi dobbiamo avere in odio il nostro corpo con i vizi e i peccati, perché il Signore dice nel Vangelo : « Ogni male, vizi e peccati, escono dal cuore ». Dobbiamo amare i nostri nemici e fare del bene a quelli che ci odiano. E’ nostro dovere osservare i precetti ed i consigli del Signore nostro Gesù Cristo.

E ancora, dobbiamo rinunciare a noi stessi e curvarci sotto il giogo del servizio e della santa obbedienza, secondo che ciascuno ha promesso al Signore. E nessun uomo si creda obbligato, per dovere di ubbidienza, ad eseguire gli ordini di cicchessia in cosa illecita o peccaminosa.

Quello a cui è stata conferita l’autorità e che è considerato come il più grande, sia come il più piccolo e il servitore degli altri fratelli. E verso i singoli suoi fratelli si comporti con la bontà che vorrebbe venisse usata con lui nella stessa situazione. Non si arrabbi con il fratello, se costui commette una colpa, ma con ogni pazienza ed umiltà affettuosamente lo esorti e lo aiuti.

Non dobbiamo essere sapienti e prudenti secondo la carne ; al contrario, sforziamoci di essere semplici, umili e puri. Teniamo i nostri corpi in umiliazione e dispregio, poiché tutti per colpa nostra siamo miserabili e guasti, lezzo e vermi, come dice il Signore per bocca del Profeta : « Verme io sono, e non uomo, ludibrio al popolo e scherno della plebe ». Mai dobbiamo aspirare ad essere sopra gli altri, piuttosto siamo servi e soggetti a ogni umana creatura per amore di Dio.  

III. Bellezza della vita cristiana

Su tutti quelli e quelle che si comporteranno cosi’, perseverando sino alla fine, si poserà lo Spirito del Signore, e farà in essi la sua abitazione e dimora. Saranno figli del Padre celeste, del quale compiono le opere. E sono sposi, fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo. Siamo sposi, quando l’anima fedele si congiunge a Gesù Cristo nello Spirito Santo. E siamo fratelli, quando facciamo la volontà del Padre suo che è nel cielo. Gli siamo madri, allorché portiamo lui nel nostro cuore e corpo, nell’amore e in pura sincera coscienza ; lo diamo alla luce, quando sono sante le nostre azioni, che devono splendere agli altri come esempio.  

Oh, com’è glorioso e santo e grande l’avere nei cieli un Padre ! Com’è santo, confortante, bello e mirabile avere questo Sposo ! com’è santo e delizioso, giocondo, umile, rasserenante, dolce e amabile e sopra ogni cosa desiderabile avere un tale Fratello e Figlio, che ha dato la vita per le sue pecore e prego’ il Padre per noi dicendo : « Padre santo, custodisci nel tuo nome quelli che mi hai dati ! Padre, tutti quelli che mi hai dati nel mondo, erano tuoi e li hai donati a me. Le parole che hai date a me, le ho donate a loro, ed essi le hanno accolte ed hanno conosciuto in verità che sono uscito da te, e hanno creduto che tu mi hai inviato. Per questi io prego, e non per il mondo. Benedicili e santificali ! E io sacrifico me stesso per loro, affinché siano santificati nell’unità, come noi. Io voglio, Padre, che dove sono io, siano li’ con me anche loro, a contemplare la mia gloria nel regno tuo ».

A costui che per noi ha tanto sofferto, che tanti beni ci ha largiti e ci largirà nel futuro, ogni creatura che è nei cieli, sulla terra, nel mare e negli abissi, renda a Dio lode, gloria, onore e benedizione ! Egli è infatti nostra virtù e fortezza, egli solo è buono, solo altissimo, solo onnipotente, ammirabile, glorioso, e solo santo, degno di lode e benedetto per gl’infiniti secoli dei secoli. Amen.

IV. Schiavitù del peccatore

1. Chi si lascia ingannare dal demonio.

Al contrario, tutti quelli che non vivono in penitenza e non ricevono il corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo, ma si danno ai vizi ed ai peccati, e camminano dietro la mala concupiscenza e i malvagi desideri, e non osservano le promesse fatte ; quelli che sono schiavi del mondo, delle bramosie carnali, delle preoccupazioni e assilli di questo mondo e delle ambizioni di questa vita, ingannati dal diavolo, del quale sono figli e di cui compiono le opere, costoro sono ciechi, perché non vedono la luce vera : il Signore nostro Gesù Cristo. Sono privi della sapienza spirituale, poiché non hanno in se stessi il Figlio di Dio, che è la vera sapienza del Padre. Di costoro sta scritto : La loro sapienza era vana. Non vedono, non conoscono, non sanno e non fanno che il male, e perdono consapevolmente la loro anima.

Guardate, o ciechi, ingannati dai nostri nemici – che sono la carne, il mondo e il diavolo -, che è piacevole al corpo commettere il peccato ed amaro è servire Dio, e che ogni specie di male, vizi e sregolatezze procedono ed escono dal cuore dell’uomo, come insegna il Signore nel Vangelo. Nulla voi avete di vostro sia in questo secolo che nel futuro. Credete di possedere a lungo le vanità di questo mondo, ma v’illudete, perché viene il giorno e l’ora ai quali adesso non pensate, perché vi sono ignoti e sconosciuti.

2. Illustrazione concreta : mala morte del peccatore.

Il corpo cede alla malattia, la morte si appressa, parenti e amici si fanno vivi per dire : « Su, disponi delle tue cose ! ».

Ecco sua moglie ed ecco i figli, i parenti e gli amici che fingono di piangere. Guardandosi intorno il moribondo vede i suoi lacrimanti, si lascia sopraffarre da una commozione sconsiderata; e pensando fra sé, dice: « Ecco, io metto nelle vostre mani anima e corpo e ogni mia sostanza ! ». Veramente quest’uomo è maledetto, perché affida e lascia in balia di simili mani anima e corpo e ogni suo avere. Non a caso il Signore sentenzia per bocca del Profeta : Maledetto l’uomo che confida nell’uomo !  

Gli astanti fanno subito venire il sacerdote, che gli chiede : « Vuoi ricevere l’assoluzione di tutti i tuoi peccati ? ».  Risponde : « Lo voglio ».  Riprende il sacerdote : « Vuoi, nella misura che ti è possibile con i tuoi averi, riparare al male compiuto, alle persone che hai frodate e imbrogliate ? ».  « Questo no ! », risponde il morente. « E perché no ? » incalza il sacerdote. « Perché ho rimesso ogni mio avere nelle mani dei parenti e degli amici ». E comincia a perdere la parola, e cosi’ quel miserabile viene a morte.

Sappiamo bene, tutti, che dovunque e in qualsiasi maniera un uomo muoia in peccato mortale senza pentirsene e senza riparare – se gli è possibile – al male fatto, il diavolo gli rapisce l’anima dal corpo con angoscia e struggimento cosi’ grandi, che nessuno puo’ immaginarli fuorché chi ne è vittima. E tutti i talenti, l’autorità, la scienza che supponeva di possedere, gli saranno portati via. Ha lasciato il suo a parenti ed amici, e costoro arraffano e si dividono gli averi di lui, e dopo dicono : « Maledetta sia l’anima sua, perché avrebbe potuto darci molto di più, e mettere via ben di più che non abbia fatto ! ».  Frattanto il suo corpo se lo mangiano i vermi ; in tal modo ha perduto corpo e anima in questo secolo cosi’ breve, e andrà all’inferno, dove sarà tormentato senza fine. 

Epilogo

Praticare e diffondere la parola di Dio.

Nel nome del Padre e del Figlio e delllo Spirito Santo. Amen.

Io, il fratello Francesco, vostro piccolo servo, vi prego e vi supplico in quella carità che è Dio e con la volontà di baciarvi i piedi, che vogliate ricevere, seguire e compiere questa e le altre parole del Signore nostro Gesù Cristo con umiltà e amore. E tutti quelli e quelle che di buon animo le accoglieranno e mediteranno e ne invieranno copia ad altri, purché perseverino sino alla fine nell’osservarle, siano benedetti dal Padre e Figlio e Spirito Santo. Amen.

CAPITOLO III (della Regola) : LA VITA IN FRATERNITA’

Dopo aver scoperto e studiato il capitolo I della nostra regola, intitolato La Fraternità di San Francesco, poi il capitolo II intitolato Forma di vita, e prima di affrontatre in maniera più specifica la Professione (di cui uno sviluppo sarà presentato più avanti), osserveremo e commenteremo succintamente, in via preliminare, gli ultimi articoli della regola, ossia il  capitolo III intitolato La Vita in Fraternità.

Una lettura troppo rapida dell’ultimo capitolo della nostra Regola potrebbe lasciare pensare che si tratti di un capitolo a carattere in parte amministrativo. In effetti in parte lo è ed è, tra l’altro, una necessità. L’Ordine Francescano Secolare è dotato di una struttura che, ad ogni livello, ha dei mezzi di azione appropriati. Ma considerare questi ultimi articoli soltanto per il loro aspetto amministrativo, sarebbe perdere di vista l’essenziale. Una fraternità secolare non è una somma di un fratello isolato, più un altro fratello isolato, etc… E’ un nuovo essere, organizzato, composto da tutti i membri e tuttavia distinto da essi. Anche il titolo di questo capitolo III, che è La Vita in Fraternità, è cio’ che dà il tono generale della lettura della fine della nostra Regola. A questo proposito, lasciamo che il nostro sovrano Pontefice Giovanni Paolo II * Il lettore di questo manuale di formazione avrà potuto notare l’uso frequente di questa menzione quando ci si riferisce al Vicario di Cristo : il nostro sovrano Pontefice, e questo anche quando il sovrano puo’ essere già ripartito verso il nostro Padre dei Cieli. Questo appellativo non è un errore di tipografia. E’ invece destinato a dimostrare il carattere permanente di questo eminentissimo Vicariato : « Tu sei Pietro e su questa pietra edifichero’ la mia Chiesa, e le porte dell’Inferno mai prevarranno contro di essa. A te daro’ le chiavi del Regno dei Cieli : qualunque cosa legherai sulla terra sarà legata anche nei cieli ; e qualunque cosa scioglierai sulla terra sarà sciolta anche nei cieli.» (Mt 16 18-19). ci dica qualche parola riguardo alla vita in fraternità. Si tratta di un estratto del suo discorso rivolto ai partecipanti all’assemblea internazionale del Terz’Ordine Regolare di San Francesco, riunita in data 8 marzo 1982. Il Nostro sovrano Pontefice commentava cosi’ il primo articolo del testamento di Siena : 

“Che si amino sempre di un amore vicendevole”. - Davanti alla prospettiva della sua morte ormai prossima, san Francesco ha certamente meditato tutto ciò che Gesù ha detto e fatto nel corso delle ultime ore da lui vissute sulla terra. Da anni si era conformato a Cristo nella sua vita; e voleva divenire a lui conforme anche nella morte. Si può dunque pensare che questa consegna è come l’eco delle parole del Signore ai suoi discepoli nel suo discorso d’addio: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati” (Gv 13, 34). Che vi amiate come fratelli e sorelle, tale è la volontà del vostro Padre San Francesco, ma bisogna aggiungere che Francesco non aveva altra volontà che quella di Gesù.

Figli e figlie carissimi, avete certamente percepito l’importanza di questo amore vicendevole per la vostra assemblea. Vi dicevo poco fa che solo lo Spirito Santo può mantenere l’unità. Aggiungo subito che il cemento fondamentale di questa unità è l’amore fraterno. Voi non potete limitarvi a formare un gruppo di studi e di ricerche. Voi siete innanzitutto dei fratelli e delle sorelle che si incontrano per amarsi di un amore vicendevole in Cristo.

Notate che questo è anche il vostro primo apostolato: vivere in mezzo agli uomini una vita evangelica nell’amore fraterno. Possano gli uomini del nostro tempo, guardando voi, ritrovare l’ammirazione che si aveva per i primi cristiani: “Guardate come si amano!”. Allora voi diverrete, nel nostro mondo lacerato, profeti efficaci della sua unità mediante la comunione fraterna.

STRUTTURE DELLA FRATERNITA’

A più riprese, verrà fatto riferimento alle costituzioni in questi articoli relativi alle strutture della fraternità. Le costituzioni formano un documento di organizzazione dell’Ordine Francescano Secolare nel mondo intero. Esse mettono l’accento sulla forma di vita e sulla presenza nel mondo. Esse insistono sul carattere secolare della spiritualità e della vita apostolica dei membri dell’Ordine Francescano Secolare.  

Articolo 20.

L’Ordine Francescano Secolare si articola in fraternità a vari livelli: locale, regionale, nazionale e internazionale. Esse hanno singolarmente la propria personalità morale nella Chiesa * C.D.C. (antico), can. 687.. Queste fraternità di vario livello sono tra di loro coordinate e collegate a norma di questa Regola e delle Costituzioni.

Tu puoi vedere che la fraternità esiste nel mondo intero. Per questo motivo esiste una struttura internazionale, che ha sede a Roma, e denominata Consiglio Internazionale dell’Ordine Francescano Secolare (abbreviato CIOFS). Il Consiglio Internazionale ha messo in linea un sito internet, accessibile in più lingue, che ti permette di informarti riguardo alla vita francescana internazionale e anche di formarti, siccome nel loro sito sono sovente messi a disposizione degli internauti dei documenti molto interessanti.  

Il tuo consiglio nazionale puo’ ugualmente disporre di un sito internet. Se è il caso, non esitare a visitarlo regolarmente. Sarà per te una fonte di contatti e di informazioni  (incontri, marce, ritiri, attualità, …).

Per quanto riguarda il livello regionale e locale, ti invito a rivolgerti al tuo maestro dei novizi e alla tua fraternità per ogni informazione. In effetti, alcune cose possono variare da un paese all’altro o da una regione all’altra. Tre cose restano immutabili qualunque siano i paesi o le regioni : il Vangelo, la nostra Froma di Vita e la vita fraterna.  

Articolo 21.

Nei diversi livelli, ogni fraternità è animata e guidata da un consiglio e un Ministro (o Presidente), che vengono eletti dai Professi in base alle Costituzioni * C.D.C. (antico), can 697..

Il loro servizio, che è temporaneo, è impegno di disponibilità e di responsabilità verso i singoli e verso i gruppi.

Le fraternità al loro interno si strutturano a norma delle Costituzioni, diversamente secondo i vari bisogni dei loro membri e delle loro regioni, sotto la guida del Consiglio rispettivo.

Articolo 22.

La fraternità locale ha bisogno di essere canonicamente eretta, e così diventa la cellula prima di tutto l’Ordine e un segno visibile della Chiesa, comunità di amore. Essa dovrà essere l’ambiente privilegiato per sviluppare il senso ecclesiale e la vocazione francescana, nonché per animare la vita apostolica dei suoi membri * Pio XII, Discorso ai terziari, I Luglio 1956, 3..

L’INGRESSO IN FRATERNITA’

Articolo 23.

Le domande di ammissione all’Ordine Francescano Secolare vengono presentate ad una fraternità locale, il cui Consiglio decide l’accettazione dei nuovi fratelli * C.D.C. (antico), can. 694.

L’inserimento si realizza mediante un tempo di iniziazione, un tempo di formazione di almeno un anno e la Professione della Regola * 1a Regola del T.O.F., 29-30.. A tale sequenza di sviluppi è impegnata tutta la fraternità anche nel suo modo di vivere. Riguardo all’età per la Professione e al segno francescano distintivo * Tommaso da Celano, Vita 1 - 22, ci si regoli secondo gli Statuti.

La Professione è di per sé un impegno perpetuo * 1a Regola del T.O.F., 31..

I membri che si trovino in difficoltà particolari, cureranno di trattare i loro problemi con il Consiglio in fraterno dialogo. Il ritiro o la definitiva dimissione dall’Ordine, se proprio necessaria, è atto di competenza del Consiglio di Fraternità, a norma delle Costituzioni * C.D.C. (antico), can. 696..

GLI INCONTRI : LUOGO DI COMUNIONE.

Articolo 24.

Per incrementare la comunione tra i membri, il Consiglio organizzi adunanze periodiche ed incontri frequenti, anche con altri gruppi francescani, specialmente giovanili, adottando i mezzi più appropriati per una crescita di vita francescana ed ecclesiale, stimolando ognuno alla vita di fraternità * C.D.C. (antico), can. 697..

Una tale comunione prosegue con i fratelli defunti con l’offerta di suffragi per le loro anime * 1a Regola del T.O.F., 23..

Articolo 25.

Per le spese occorrenti alla vita della Fraternità e per quelle necessarie alle opere di culto, di apostolato e di carità, tutti i fratelli e le sorelle offrano un contributo commisurato alle proprie possibilità. Sia poi cura delle fraternità locali di contribuire alle spese dei Consigli delle fraternità di grado superiore * 1a Regola del T.O.F., 30..

Articolo 26.

In segno concreto di comunione e di corresponsabilità, i Consigli ai diversi livelli, secondo le Costituzioni, chiederanno religiosi idonei e preparati per l’assistenza spirituale. Si rivolgeranno per questo ai superiori delle quattro famiglie francescane, con le quali, da secoli, la Fraternità Secolare è in relazione viva e fraterna.

Per favorire la fedeltà al carisma e la osservanza della Regola e per avere maggiori aiuti nella vita di fraternità il ministro o presidente, d’accordo con il Consiglio, sia sollecito nel chiedere periodicamente la visita pastorale ai competenti Superiori religiosi e la visita fraterna ai responsabili di livello superiore, secondo le Costituzioni.

« E chiunque osserverà queste cose sia ricolmo in cielo della benedizione dell’altissimo Padre e in terra sia ripieno della benedizione del Figlio suo diletto con il Santissimo Spirito Paraclito…. ».

(Benedizione di S. Francesco)

L’assistente spirituale della fraternità è una persona designata dai superiori competenti del primo Ordine e del TOR. Infatti, la storia francescana e le Costituzioni dei Primi Ordini Francescani e del TOR dicono chiaramente che questi Ordini si riconoscono impegnati, in virtù della loro origine e dei loro carismi comuni e per volontà della Chiesa, nell’assistenza spirituale e pastorale dell’OFS * Const. OFM. 60 ; Const. OFM. Conv. 116 ; Const. OFM. Cap. 95 ; Const. TOR 120 ; Regola del Terz’Ordine di Papa Leone XIII 3 3 ; Regola approvata da Paolo VI 26.. Questa cura spirituale e pastorale « mira a garantire la fedeltà dell’OFS al carisma francescano, alla comunione con la Chiesa e all’unione con la Famiglia Francescana, valori che rappresentano per i francescani secolari un impegno di vita » (CG 85 2).

Visita pastorale e visita fraterna : Lo scopo di queste visite è di ravvivare lo spirito evangelico francescano, di assicurare la fedeltà al carisma e alla Regola, di offrire un aiuto alla vita delle Fraternità, di stringere i legami dell’unità dell’OFS e di promuovere una inserzione più efficace nella Famiglia Francescana e nella Chiesa (CG 92 1).

La PROFESSIONE, o PROMESSA DI VITA EVANGELICA

Esortazioni pontificali

Tutti gli sviluppi contenuti in questo manuale dimostrano, se mai ce ne fosse stato bisogno, che l’Ordine Francescano Secolare è un Ordine religioso che appartiene interamente alla Chiesa di Cristo e che ha, come vicario in questo mondo, sua Santità il Papa.  

Numerosi papi, essi stessi talvolta membri dell’Ordine Francescano Secolare (o di quello che è stato chiamato fino al 1978 con il nome di Terz’Ordine Secolare), hanno raccomandato ai fedeli di entrare a farne parte. Citiamo come esempio :

E il nostro sovrano Pontefice, papa Paolo VI approvo’ la Regola di Vita dell’Ordine Francescano Secolare in questi termini il 24 giugno 1978 : « … noi approviamo e confermiamo con la nostra autorità apostolica la Regola di vita dell’Ordine Francescano Secolare e gli diamo l’appoggio della ratificazione apostolica ».

Chi puo’ fare la Professione ?

Sacerdote o laico, ogni uomo e ogni donna che non appartengano già ad uno degli altri rami della famiglia francescana puo’ presentare la sua domanda di Professione. Le condizioni richieste in vista dell’ammissione sono, evidentemente, sempre di attualità, ossia  (CG 39 2) :

A questo si aggiungono le condizioni proprie alla Professione (CG 41 2) :

Ma che cosa è, quindi, la Professione ?

Professare, essere professo, Professione, sono delle parole che vengono impiegate in dei campi cosi’ diversi (per esempio, esercitare la professione di medico, avvocato, insegnante, etc…) che è necessario precisare bene di che cosa si tratti in quanto concerne l’impegno nell’Ordine Francescano Secolare. Quando il termine impegno è impiegato per le relazioni che reggono la vita dei cittadini, questo è l’atto secondo il quale due parti si trovano legate da una promessa. Per esempio, in una relazione commerciale, uno si impegna a vendere qualcosa all’altro (e quindi a consegnare all’altro la cosa in questione) ; l’altro, quanto a lui, si impegna a comprare la cosa (e quindi a pagare il prezzo per ottenere questa cosa). Una volta realizzata la transazione, l’impegno tra le due parti cessa. In tutt’altro campo, il metrimonio è ugualmente un impegno reciproco. L’impegno matrimoniale consiste nel fatto che ciascuno degli sposi riceva l’altro e si doni a lui e si impegni ad amarlo fedelmente per tutti i giorni della sua vita. Contrariamente alla transazione commerciale, l’impegno del matrimonio dura finché la morte non separi gli sposi. Questi ultimi due esempi (molto diversi, nonostante tutto) ci permettono tuttavia di accostarci al significato della parola impegno per quanto riguarda quello pronunciato nell’ambito della Professione per entrare a fare parte dell’Ordine Francescano Secolare : si tratta di un impegno che riguarda due « parti ».

La Professione nell’Ordine Francescano secolare, è, prima di tutto, un dono di Dio. E’ quel dono che Dio fa al nuovo fratello (o alla nuova sorella) di chiamarla a vivere lo spirito delle beatitudini in mezzo al mondo * Rito della Professione, ammonizione del rito d’ingresso.. « Chi legge con attenzione il testo di Matteo, si rende conto che le Beatitudini sono come una nascosta biografia interiore di Gesù, un ritratto della sua figura. Egli, che non ha dove posare il capo (Mt 8, 20) è il vero povero ; Egli, che puo’ dire di sé « venite a me perché sono mite e umile di cuore » (Mt 11, 29), è il vero mite ;  è il vero puro di cuore e per questo contempla senza interruzione Dio. E’ l’operatore di pace, è Colui che soffre per amore di Dio : nelle Beatitudini si manifesta il mistero di Cristo stesso, ed esse ci chiamano alla comunione con Lui. Ma proprio per questo nascosto carattere cristologico, le Beatitudini sono dei segnali che indicano la strada anche alla Chiesa, che in esse deve riconoscere il suo modello, indicazioni per la sequela che interessano ogni fedele, benché in modo diverso a seconda della molteplicità delle vocazioni. » * Ibid. Joseph RATZINGER BENEDETTO XVI, p. 95-96..

Abbiamo indicato in precedenza che un impegno riguarda due parti. La “parte” principale dell’impegno francescano è quindi Dio trinità, Dio che si dona a me. Di fronte a questo dono che Dio mi fa di Sé, l’impegno nell’Ordine Francescano Secolare è la mia risposta a questo invito pressante ed insistente di Cristo : Tu, seguimi. Più precisamente, è lo Spirito Santo che, dopo aver cominciato quest’opera in me, la conferma attraverso la pronuncia della promessa del mio impegno. Questo si inscrive in una vocazione specifica : seguire Cristo povero e crocefisso, e nell’ambto di un’identità precisa : secondo l’esempio di San Francesco d’Assisi. Che la grazia dello Spirito Santo, la preghiera della Beata Vergine Maria e di San Francesco, e la comunione con i miei fratelli mi siano sempre di aiuto per pervenire alla perfezione della carità cristiana * Rito per la Professione nell’Ordine Francescano Secolare..

Per concludere questo paragrafo, riportiamo ora la definizione data dalle nostre Costituzioni Generali (42 1), su che cosa è l’impegno, ossia, in altri termini, la Professione o la Promessa di vita evangelica : « La Professione è l'atto ecclesiale solenne con il quale il candidato, memore della chiamata ricevuta da Cristo, rinnova le promesse battesimali e afferma pubblicamente il proprio impegno a vivere il Vangelo nel mondo secondo l'esempio di S. Francesco e seguendo la Regola dell'Ordine Francescano Secolare. »

Che cosa si professa ?

Rispondiamo a questa domanda attraverso una lettura commentata della formula del Rito della Professione :

Candidato : Io, (nome e cognome) poiché il Signore mi ha dato questa grazia , rinnovo le mie promesse battesimali e mi consacro al servizio del suo regno. Perciò prometto di vivere nel mio stato secolare per tutta la mia vita il Vangelo di Gesù Cristo nell’Ordine Francescano Secolare, osservandone la Regola. La grazia dello Spirito Santo, l’intercessione della beata Vergine Maria e di san Francesco e la fraterna comunione mi siano sempre di aiuto, affinché raggiunga la perfezione della carità cristiana.  

Ministro:  Rendiamo grazie a Dio. Come ministro ti ricevo in questa fraternità dell’Ordine francescano Secolare. La tua incorporazione in essa è motivo di grande gioia e di speranza per tutti i fratelli…

Il candidato comincia innanzitutto con il ricordare il dono che ha ricevuto da Dio attraverso il Battesimo e del dono che sta per ricevere attraverso la Professione : Io, (nome e cognome) poiché il Signore mi ha dato questa grazia… Non si potrebbe trovare un migliore inizio per la formula della  Professione : una formula che comincia con il ringraziare Dio delle grazie che Egli concede.  Tra l’altro, notiamo che subito dopo che il candidato ha pronunciato la formula della  Professione, il ministro della fraternità che ammette il professo introduce la formula di ammissione con dei termini simili : « Rendiamo grazie a Dio ».  

Poi, il candidato professa le due grandi affermazioni che riassumono tutto :

Rinnovo le mie promesse battesimali: Ricordiamoci che «  il santo Battesimo è il fondamento di tutta la vita cristiana, il vestibolo di ingresso alla vita nello Spirito, e la porta che apre l’accesso agli altri sacramenti. Mediante il Battesimo siamo liberati dal peccato e rigenerati come figli di Dio, diventiamo membra di Cristo ; siamo incorporati alla Chiesa e resi partecipi della sua missione.» (CEC 1213). Ogni anno, nella notte di Pasqua, la Chiesa rinnova le promesse del Battesimo, che consistono nel rinunciare a Satana e alle sue opere ed a professare la fede della Chiesa. Allo stesso modo, attraverso la cerimonia della Professione, il candidato che rinnova le sue promesse battesimali rinuncia con forza a Satana, afferma la morte al peccato che viene significata e che si realizza con l’acqua del Battesimo e rinnova questo ingresso nella vita della Santissima Trinità attraverso l’unione al mistero pasquale di Cristo.

E mi consacro al servizio del suo Regno. La consacrazione è separare il proprio pensiero e le proprie azioni dall’uso profano e trasferirli nel campo del divino. E’ evidente che questa consacrazione si esprime innanzitutto in una relazione di culto. Dobbiamo pensare in particolare alla partecipazione alla Santa Messa e alla preghiera della Chiesa in una delle forme che essa propone. Ma attenzione ! La consacrazione consiste, per di più, nella ricerca costante del disegno di Dio (Rm 12 1-2) guidati dallo Spirito Santo (Rm 8 13-14) in tutte le azioni della vita quotidiana.  

Siccome si tratta del Regno di Dio, dove lo si puo’ quindi trovare ? Gesù non dice forse che il Regno di Dio è vicino (Mt 4 17) ? Quindi dove  è situato ? A dire il vero, « il Regno di Dio no si trova da qualche parte sulla carta geografica.».  Allo stesso modo, non si tratta di un « regno » che deve venire o che dovrà essere ancora instaurato, ma della sovranità di Dio sul mondo che, in maniera nuova, diventa realtà nella storia. « Con parole più esplicite possiamo dire: parlando del Regno di Dio, Gesù annuncia semplicemente Dio, cioè il Dio vivente che è in grado di operare concretamente nel mondo e nella storia e  proprio adesso sta operando. Ci dice : Dio esiste. E ancora : Dio è veramente Dio, vale a dire, Egli tiene in mano le fila del mondo. » * Ibid Joseph RATZINGER BENEDETTO XVI, p. 79. Una parte delle righe che seguono sono estratte dalla stessa opera,  p. 82.. In definitiva il candidato, consacrandosi al servizio del Regno di Dio, si consacra a Dio.

Il candidato si consacra al servizio del Regno di Dio. Si’, la Signoria di Dio ha bisogno di servitori. « Al messaggio di Gesù sul Regno appartengono delle affermazioni che esprimono la povertà di questo regno nella storia : è come un granello di senape, il più piccolo tra tutti i semi. E’ come il lievito, una quantità minima rispetto alla massa dell’impasto, ma determinante per il risultato definitivo. Il Regno è ripetutamente paragonato alla semente che viene gettata nel campo del mondo e subisce destini diversi : viene beccata dagli uccelli, soffocata sotto le spine, o invece matura fino a portare molto frutto. » Il candidato si consacra quindi a diventare questo granello di senapa, questo lievito nella pasta, e accetta il rischio di vedere seminare accanto a se dal nemico la zizzania, che cresce insieme a lui e che verrà separata solo alla fine (Mt 13 24-30).

Dopo queste due grandi affermazioni viene la promessa stessa di vita evangelica, che è come una conseguenza di cio’ che precede ed anche una precisazione della « tinta » che il candidato dà alla sua « Professione » :

Perciò prometto di vivere nel mio stato secolare (o nel mio stato di prete diocesano)  per tutta la mia vita il Vangelo di Gesù Cristo nell’Ordine Francescano Secolare, osservandone la Regola.

Questa formula della Professione, anche se in realtà è molto breve, orienta, tuttavia, tutto cio’ che puo’ essere vissuto del candidato, e questo per tutta la sua vita. Sintetizza un vero progetto di vita completo, con delle parole molto semplici, cosa che fa l’oggetto, in particolare, delle domande poste dal celebrante al candidato proprio prima della Professione :  

insegnamenti di Francesco d’Assisi e che è esposta nella regola dell’Ordine Francescano Secolare;

Per quanto tempo ?

E’ frequente che Francesco, nei suoi scritti, ci esorti alla fedeltà radicale nei confronti del Signore :Nessuno che metta la mano all’aratro e poi si volti indietro, è adatto al Regno di Dio (1 Reg 2 10, selon Lc 9 62). O  ancora : Perseverate nella disciplina e nella santa obbedienza : osservate con fedeltà e generosità quanto avete promesso (3 let 10). Questo ci dà già un po’ la tonalità rispetto alla domanda : « per quanto tempo ? ».

L’articolo 23 della nostra Regola precisa che « La Professione è di per sé un impegno perpetuo.» * Una professione temporanea puo’ essere formulata per un anno rinnovabile, senza tuttavia andare oltre i tre anni, in quanto si tratta di una preparazione al progetto definitivo. La possibilità di questa opzione è giustificata da dei motivi pedagogici, in rapporto con la formazione e l’ingresso graduale dei membri in una fraternità secolare (Preliminare al rituale dell’Ordine Francescano Secolare, § 18 et 19).. Come abbiamo visto, lo stesso rituale lo precisa chiaramente: « … per tutta la mia vita… ». La risposta alla domanda « per quanto tempo ? » non è quindi : per il tempo che voglio o il tempo che posso, ma è per tutta la vita.

Che cosa puo’ quindi giustificare il carattere definitivo dell’impegno ? L’articolo 23 della nostra Regola dà un inizio di risposta : « di per sé », ovvero « per sua natura ». Allora, poniamoci una domanda : quale è, quindi, la natura della  Professione ?  

La natura di qualcuno o di qualche cosa è l’insieme dei caratteri e delle proprietà che definiscono l’essere o la cosa. Ora, la natura stessa dell’impegno è professata nella formulazione del professo durante la celebrazione. La Professione è dono di Dio, come è dono di Dio la grazia del Battesimo, ricevuto una volta sola, in modo definitivo. Il fatto che il candidato unisca la sua consacrazione al suo Battesimo, significa che egli inscrive la sua consacrazione al servizio del Regno attraverso la sua promessa di vita Evangelica nell’Ordine Francescano Secolare in maniera  cosi’ definitiva, come lo è il dono del Battesimo offerto da Dio. Il dono di Dio è inscritto sotto il segno della fedeltà assoluta (definitiva). In tal modo la Professione è suggellata (consacrata) in  questo dono ed in questa fedeltà. E’ quindi senza audacia che possiamo riprendere la dossologia finale della preghiera eucaristica e applicarla alla natura stessa della Professione francescana :  

La Promessa è per Cristo, con Cristo ed in Cristo, … a te Dio Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Perché Professare ?

Per colui che ha la fede, questa è una domanda che puo’ benissimo non porsi. Ma le persone prossime o la stessa famiglia del candidato, che non conoscono necessariamente che cosa è praticamente la famiglia francescana, possono benissimo fare la domanda : perché professi ? A questo possiamo aggiungere che succede sovente che un contesto sociale irreligioso sviluppi la visione di un mondo autosufficiente : alcun bisogno di Dio per vivere. Ne consegue che potrà sovente essere obiettato al candidato : perché fai la Professione ? o, perché hai fatto la Professione ? In altre parole, perché formulare pubblicamente il tuo impegno ? Non basta vivere la propria fede nello spirito di San Francesco e poi questo è tutto? Nello stesso registro, un’obiezione simile potrebbe essere rivolta a due futuri sposi : perché sposarsi ? Basta amarsi, no !

La prima ragione, che basta a se stessa, è di rendere un culto al Signore, ossia stabilire una relazione visibile tra me e Dio. L’iniziativa di questa relazione appartiene al Dio vivo che si è rivelato e che mi chiama : Tu, seguimi. In risposta, io adoro Dio in questo impegno a seguirlo: io mi consacro al servizio del suo Regno. Faccio quindi della mia vita un culto reso a Dio. Questa Professione, che formulo alla prima persona del singolare : « io », prende tuttavia immediatamente una forma comunitaria : io prometto di vivere… nell’Ordine Francescano Secolare. E’ la risposta all’invito del Signore : Venite, seguitemi. Io non lo seguiro’, quindi, solo, ma lo seguiro’ nel cuore di una famiglia spirituale che, anch’essa, desidera intendere pubblicamente la mia volontà di entrare in questa famiglia. Questo culto comunitario che consiste nel servire Dio non esprime soltanto il bisogno che io ho del mio Creatore, da cui dipendo totalmente, ma anche la necessità di compiere un dovere : servire Dio e, in questo, diventare suo testimone sulla terra in una famiglia particolare : la famiglia francescana.

Una seconda ragione, che non puo’ in nessun caso escludere la prima, comprende insieme ragione e conseguenza : l’impegno della Professione contribuisce alla costruzione di un legame sociale. Una società in cui i cittadini non si impegnano più, diventa una società che non é più degna di questo nome. Gli uomini « vivono » allora come degli oggetti, gli uni accanto agli altri o, piuttosto, gli uni senza gli altri. Ora, curiosamente, se la società « muore », sono intaccati gli individui che la costituiscono. Se delle persone non si impegnano più nei mestieri il cui primo obiettivo è servire gli altri (i medici, gli infermieri, la ricerca medica, i pompieri,…) è la società che si disfa e sono gli individui che, alla fine, ne patiscono. Potrà venire la peste e non ci saranno più medici per sradicarla. Potranno scoppiare degli incendi e non ci saranno più pompieri che si mettono a rischio per venirli a spegnere…  

Una terza ragione, infine, è l’aiuto che la Professione apporta alla volontà del candidato per seguire Cristo. Infatti, il fatto di professare pubblicamente il proprio impegno contribuisce ad aiutare il candidato ad assumerlo nella fedeltà * In tutt’altro tono, e a titolo annedottico, Francesco non esitava a fare proclamare pubblicamente i peccati che egli commetteva (o che credeva di commettere) per essere aiutato a bandire ogni desiderio terrestre in suo favore. Cosi’ accadde un giorno, quando aveva mangiato del pollo durante la sua malattia. Non gli doveva capitare spesso di mangiare del pollo, siccome Tommaso da Celano ci racconta (1 C 53) che questo gli aveva ridato delle forze. Ma Francesco, vergognoso, se ne va ad Assisi accompagnato da un fratello a cui ordina di passargli una corda al collo e di trascinarlo per le strade di Assisi gridando : « Venite a vedere un goloso che, senza che voi lo sospettiate, si ingrassa di carne di pollo ! »  . Questa è una grazia che egli riceve. La visibilità di una promessa contribuisce sempre ad aiutare coloro che la professano a perseverare nel loro impegno.

Come si professa ?

Questi mesi di cammino ti hanno permesso di far maturare la chiamata che hai sentito e di discernere se tu vuoi realmente impegnarti a vivere il Vangelo seguendo i passi di San Francesco d’Assisi. Infatti, mentre il postulante guarda ed il novizio prova, il professo, quanto a lui, si impegna.

Molto concretamente, tu devi presentare la tua domanda al consiglio della fraternità locale.  E’ raccomandato di presentare questa domanda per iscritto. Il consiglio delibererà sulla tua domanda e ti risponderà, di preferenza per iscritto.

Arriva la cerimonia della Professione. Siccome la Professione è, di per sé, un atto pubblico ed ecclesiale, deve essere celebrato in presenza della Fraternità. Conviene che si faccia nel corso di una celebrazione eucaristica o, per lo meno, nel corso di una celebrazione appropriata della Parola di Dio * Preliminare al rituale dell’Ordine Francescano Secolare, § 13.. Attraverso la sua preghiera pubblica, la chiesa domanda per il professo il soccorso della grazia di Dio ; gli trasmette la sua benedizione e associa al sacrificio eucaristico il progetto a cui egli si impegna * Preliminare al rituale dell’Ordine Francescano Secolare, § 9..

All’inizio della cerimonia, il celebrante, o il ministro, rende grazie a Dio  del dono di questa chiamata che tu hai sentito e del dono fatto alla fraternità di inviarle un nuovo fratello o una nuova sorella.

Dopo la lettura del Vangelo, tu formuli pubblicamente la domanda di professare la Regola dell’Ordine Francescano Secolare.  Il ministro risponde alla tua domanda pregando lo Spirito Santo di confermare in te l’opera che Egli stesso a iniziato.

Dopo l’omelia, vengono le interrogazioni poste dal celebrante di cui noi abbiamo potuto scoprire il contenuto nel paragrafo intitolato « Che cosa è la Professione ?». 

Infine, viene la Professione o Promessa di vita evangelica che tu pronunci seguendo la formulazione di cui abbiamo scoperto il contenuto nel paragrafo intitolato « Che cosa è la Professione ? ».

Il ministro, dopo aver ringraziato Dio, ti ammette nell’Ordine Francescano Secolare.

Poi, il celebrante, nel nome della Chiesa, formula questa preghiera : « Confermo le vostre promesse nel nome della Chiesa. Lo stesso Serafico Padre vi esorta con le parole del Testamento: “Se osserverete queste cose, sulla terra siate ripieni della benedizione del Figlio suo diletto, con il santissimo Spirito Paraclito e tutte le potenze del cielo e di tutti i santi”. Amen. »

Orazione

Orazione

Lasciamo ora San Francesco d’Assisi chiudere questo tempo di formazione attraverso queste righe estratte dalla sua lettera a tutto l’Ordine. Si tratta dell’orazione finale,  « una delle perle della letteratura spirituale, sintesi sorprendente della vita cristiana : il nulla dell’uomo, la chiamata di Dio, la mediazione di Cristo * Edizioni francescane 1968, San Francesco d’Assisi - Documenti, raccolti e presentati dai Padri Théophile DESBONNETS e Damien VORREUX O.F.M., p. 121. » :

Dio onnipotente, eterno, giusto e misericordioso, concedi a noi poverelli la grazia di compiere per tuo amore quello che sappiamo essere tua volontà e di volere sempre quello che piace a te.

E cosi’, interiormente purificati e illuminati, accesi dal fuoco dello Spirito Santo, possiamo seguire le orme del tuo Figlio diletto il Signore nostro Gesù Cristo.

E possiamo per mezzo della sola tua grazia giungere a te, Altissimo, che in Trinità perfetta e Unità semplice vivi e regni nella gloria, o Dio onnipotente, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Domande

Ho memorizzato bene ?

Ho memorizzato bene ?
  1. Perché il Verbo si è fatto carne ?
  2. Nella sua lettera a tutti i fedeli, San Francesco di Assisi sviluppa quattro aspetti del mistero redentore e sei esigenze della vita cristiana. Sono capace di enumerare a memoria questi aspetti e queste esigenze ?
  3. Nel suo commentario al Testamento di Siena, Giovanni Paolo II afferma che solo lo Spirito Santo puo’ mantenere l’unità. Aggiunge che vi è un cemento fondamentale a questa unità. Qual’è dunque questo cemento ?

Per approfondire

  1. Fate questo in memoria di me (Lc 22 19). Questa frase di Gesù Cristo, pronunciata al momento dell’istituzione dell’Eucarestia e ripresa ad ogni messa al momento della consacrazione, non deve essere applicata ad altro che all’Eucarestia ? Per aiutarmi a rispondere, mi posso servire del § intitolato « le meraviglie della vita cristiana » della lettera a tutti i fedeli.
  2. L’Ordine Francescano Secolare ha fatto pubblicare un libro che contiene la Regola, le Costituzioni Generali ed il Rito della fraternità francescana secolare. Se ti è possibile, ti invito a procurartelo, e a leggerlo, evidentemente, soffermandoti in particolare sul Rito dell’Ordine Francescano Secolare. Qui troverai il rito completo della cerimonia della Professione o Promessa di vita evangelica. Come domanda di approfondimento, ti invito a fermarti ad ogni parola del Rito della Professione per « impregnarti » bene della natura della promessa di vita evangelica che stai per pronunciare.
  3. Si sa bene che un impegno che non è ben curato, rinforzato ed arricchito, si altera fino all’oblio * Flammarion 2004, Epoux, heureux époux – Essai sur le lien conjugal, (Sposi, felici sposi – Saggio sul legame coniugale), Tony Anatrella C.J., p. 138.. Anche se quest’affermazione e’ stata scritta a proposito dell’impegno matrimoniale, pure l’impegno francescano non se ne puo’ sottrarre. Quale(i) dispisizione (i) pensi di adottare fin d’ora per mantenere, rafforzare ed arricchire la tua promessa di vita evangelica nel futuro ?
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Realizzato da www.pbdi.fr Illustrazione di Laurent Bidot Traduzione : Elisabetta Daturi